Cenni Storici

Storia del comune d Dipignano


Descrizione

Dalle Origini al Secolo XI

 Le prime notizie di Dipignano (da “Depinius”- Terra di Depinio – quindi “Depiniano” <G. Rholfs>, oppure dall’ebraico “Di-binian”- abbondante di case o da “luogo di pigne”) risalgono al 977 quando la località corrispondente all’attuale Dipingano venne occupata dai profughi cosentini sfuggiti alle incursioni saracene e che affollarono prevalentemente le zone dell’attuale Presila.Tuttavia sembra che in tempi ancora più antichi, il territorio di Dipignano rientrasse in una colonia militare, fondata dai romani dopo la seconda guerra punica. Da allora seguì le vicende feudali di Cosenza venendo puntualmente dominata da Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli e Francesi. Pare che il paese fosse abitato, anche se da poche persone, nel 700 d.C, ed era organizzato in frazioni, quali ad esempio Motta, Muscano, Porchiacche, dove probabilmente vi erano le prime “forge”; inoltre esisteva un romitorio che fungeva anche da cimitero, e sulle cui rovine nel XV secolo i frati minori che aderirono alla riforma  introdotta da S. Bernardino da Siena, fondarono la Chiesa ed il Convento di S. Maria delle Grazie, meglio conosciuta come  il Santuario dell'Ecce Homo. All’incertezza delle origini si deve aggiungere quella relativa ai primi secoli del II millennio, perché non si dispone di una congrua documentazione storica. Comunque sembra fondata l’ipotesi, proposta e condivisa da alcuni storici, secondo la quale nel XIII e nel XIV secolo, Dipignano avesse raggiunto una buona consistenza demografica ed economica. Risalgono al XIV secolo le notizie sulla tipica attività della lavorazione del rame e sui calderari dipignanesi, già allora conosciuti e apprezzati in molti paesi della Calabria. In questo periodo prendono corpo le prime esperienze di autonomia locale, con la nascita delle Universitas civium, che porteranno i vari Casali del Destro e del Manco ad un più intenso rapporto con la città di Cosenza.

Dal Secolo XI al Secolo XVII

 Fin dal 1096 il borgo rientrava nella Universitas Casalium (l’Università di Cosenza e Casali), che garantiva, insieme con Cosenza, la giurisdizione della Sila.
Il capoluogo, grazie ai numerosi privilegi concessi dagli Angioini in quanto città demaniale, mantenne un ruolo centrale nell’assetto politico e strategico del Mezzogiorno. I primi documenti storici riguardanti Dipignano risalgono al XIII sec.: un privilegio del 1202, di dubbia autenticità e una carta veditionis del 1217, in cui si parla di un dominio di un tale "domino Iosephe de Depiniano".
Una documentazione risalente al secolo seguente (1324) menziona, invece, "Goffrido e Andrea De Depiniano". Ancora, nel diploma "Pro hominibus Dipiniani", dato da Alfonso V d'Aragona nel 1422, si concedevano beni burgensatici e feudali ad una quarantina di dipignanesi, tra cui Napoleone de Capocasali, Nicolao Curcio, Nicolao de Loe e Pietro de Carusio.
Da tali documenti si può dedurre che Dipignano viss euna fase di dominio feudale sul borgo.
Nel 1421 scoppiano le lotte fra Angioini e Aragonesi, che portarono alla devastazione dei Casali cosentini.
L'arte dei calderai dipignanesi iniziò a svilupparsi a partire dal Quattrocento. In un diploma del 1487 si legge che la corte aragonese concedeva "la reale beneficenza alla Università e agli uomini della bagliva di Dipignano".
Nel Cinquecento l'attività manifatturiera dipignanese doveva essere piuttosto sviluppata, a testimonianza di ciò vi era l'abitudine di sistemare oggetti di rame nel corredo della sposa.
Nel 1532 Dipignano contava 157 fuochi.
Nel corso del Seicento, assieme agli altri Casali di Cosenza fu sottoposto ad infeudazione per un breve periodo (1644-1647), soggiacendo al dominio del Granduca di Toscana.
Più in particolare, nel 1596 il governo vicereale spagnolo decise di vendere i Casali, per le continue necessità economiche del regno di Spagna.
Dipignano, assieme agli altri Casali cosentini riuscì ad evitare la vendita grazie alla generosità dei naturali dei Casali che pagarono 40.000 ducati. La situazione si ripropose nel 1631, quando i casalini sborsarono 50.000 ducati. Nel 1644, vi fu un terzo tentativo da parte del viceré: il casale fu venduto al Granduca di Toscana.
Dopo tre anni, grazie ad un rimborso di 203.409 ducati, e in seguito alla rivolta principiata a Celico, il paese tornò libero da ogni vincolo feudale.
Il Seicento fu caratterizzato da episodi tumultuosi sia per Cosenza che per i Casali, che però non compromisero l'attività artigiana di Dipignano.
Le condizioni socio-economiche del paese continuarono ad essere floride per tutto il Settecento.

Dal Secolo XVIII ai giorni nostri

Agli inizi dell'Ottocento, con i nuovi ordinamenti amministrativi del periodo napoleonico (1807 e 1811), Dipignano diventa Comune e capoluogo del Circondario. Nella sua giurisdizione amministrativa furono comprese le frazioni di Tessano e Laurignano e i Comuni di Carolei, Domanico e Paterno.
Tale organizzazione viene ad essere confermata con legge 1 maggio 1816, n. 360 (cd. “Legge organica sulle Circoscrizioni amministrative”), con la divisione della Calabria  nelle tre province: Cosenza, Catanzaro e Reggio.
Assetto amministrativo che ha è rimasto sostanzialmente immutato fino ai giorni nostri.
Dipignano partecipa attivamente al processo risorgimentale: a quegli avvenimenti sono legati i nomi di Vincenzo Marini-Serra, Grazia de’ Prezi e Giuseppe Mele.
L’Ottocento vede la graduale e irreversibile decadenza della secolare e gloriosa tradizione della lavorazione del rame, soccombente di fronte all’assalto della grande industria.
All’inizio del Novecento, Dipignano vive un periodo importante di vitalità culturale, economica, sociale e politica, che segnerà la storia della cittadina ai giorni nostri.
Emergono con forza dal corpo sociale nuove idee e nuovi protagonisti; le spinte alla modernizzazione in atto nel Paese trovano a Dipignano terreno fertile e sorgono movimenti popolari molto attivi, che danno vita a leghe, cooperative ed associazioni tra artigiani e contadini.
Nel 1906, viene fondata la Cassa Rurale di Dipignano.
Il 1910 vede la nascita, nel rione Doviziosi, di una Comunità Valdese ad opera di Francesco Scornanienchi. In breve tempo assistiamo alla diffusione e al radicamento del Valdismo nella zona.
Altre notizie:
Con la promulgazione del Real Decreto n. 1491 del 14 gennaio 1850 il Circondario di Dipignano viene portato da terza a seconda classe. Durante il Risorgimento, i dipignanesi presero parte attiva ai moti. Si ricordano i nomi di Vincenzo Marini Serra, Grazia De Prezi e Giuseppe Mele. Il sisma del 1638 lo danneggiò gravemente: il villaggio di Motta andò distrutto. Danni ingenti provocarono i terremoti del 12 febbraio 1854 e del 4 ottobre 1870. Nei primi anni del Novecento, Dipignano fu colpito da un’epidemia di colera, che causò diverse vittime. L’epidemia spinse le autorità comunali a rivedere le condizione igieniche del paese e a cercare di risanare il territorio comunale. Seguì, poi un periodo molto interlocutorio a livello economico e culturale. Alla grande guerra anche Dipignano diede un alto contributo in termini di vittime: 63. Il 1918 fu tristemente famoso anche per l’epidemia di “Spagnola”. La malattia aggredì anche la popolazione dipignanese. Durante il periodo fascista si registrarono fame e carestie. Ancora, negli anni ’50 vi fu un'ondata migratoria verso l'America e negli anni ‘60 verso il nord Europa.

Dalle Origini al Secolo XI

 Le prime notizie di Dipignano (da “Depinius”- Terra di Depinio – quindi “Depiniano” <G. Rholfs>, oppure dall’ebraico “Di-binian”- abbondante di case o da “luogo di pigne”) risalgono al 977 quando la località corrispondente all’attuale Dipingano venne occupata dai profughi cosentini sfuggiti alle incursioni saracene e che affollarono prevalentemente le zone dell’attuale Presila.Tuttavia sembra che in tempi ancora più antichi, il territorio di Dipignano rientrasse in una colonia militare, fondata dai romani dopo la seconda guerra punica. Da allora seguì le vicende feudali di Cosenza venendo puntualmente dominata da Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli e Francesi. Pare che il paese fosse abitato, anche se da poche persone, nel 700 d.C, ed era organizzato in frazioni, quali ad esempio Motta, Muscano, Porchiacche, dove probabilmente vi erano le prime “forge”; inoltre esisteva un romitorio che fungeva anche da cimitero, e sulle cui rovine nel XV secolo i frati minori che aderirono alla riforma  introdotta da S. Bernardino da Siena, fondarono la Chiesa ed il Convento di S. Maria delle Grazie, meglio conosciuta come  il Santuario dell'Ecce Homo. All’incertezza delle origini si deve aggiungere quella relativa ai primi secoli del II millennio, perché non si dispone di una congrua documentazione storica. Comunque sembra fondata l’ipotesi, proposta e condivisa da alcuni storici, secondo la quale nel XIII e nel XIV secolo, Dipignano avesse raggiunto una buona consistenza demografica ed economica. Risalgono al XIV secolo le notizie sulla tipica attività della lavorazione del rame e sui calderari dipignanesi, già allora conosciuti e apprezzati in molti paesi della Calabria. In questo periodo prendono corpo le prime esperienze di autonomia locale, con la nascita delle Universitas civium, che porteranno i vari Casali del Destro e del Manco ad un più intenso rapporto con la città di Cosenza.

 

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